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L'occhio magico 1953
Autore del quadro Alessandro Bruschetti
Guardare con l'occhio del perdono
significa amare sé stessi.
Margherita
Nella scuola della vita dove siamo tutti, non tutti siamo alla stessa classe e forse dove tu sei arrivato attraverso esperienze e comprensione, altri possono ancora non essere giunti.
Ad ogni notizia i media cercano di alimentare senza sosta il rancore, lo sdegno, il giudizio.
Occorre diventare consapevoli che questo serve a mantenerci fissi sulle stesse frequenze che tanto osteggiamo in atteggiamento di critica.
C'è una storiella che esemplifica bene il mio pensiero:
Due monaci, uno vecchio e l'altro giovane si trovano ad attraversare a guado un fiume.
Quando stanno per immergersi nelle acque gelide e impetuose li raggiunge una donna giovane e avvenente, che deve anche lei attraversare il fiume.
Mentre attraversano il guado la donna quasi viene travolta dall'impeto della corrente e i due monaci si vedono costretti ad aiutarla, prendendola tra le braccia, fino a raggiungere l'altra riva del fiume.
Giunti alla riva la donna li ringrazia ed essi si allontanano per la loro strada.
Dopo un lungo silenzio, mentre camminano, il giovane monaco si rivolge all'anziano dicendo:
-Forse non avremmo dovuto aiutare quella donna, dato che le nostre regole non ci permettono di avere contatto con le persone dell'altro sesso!?-
L'anziano monaco allora risponde:
- Noi abbiamo aiutato quella donna ad attraversare il fiume, ma tu la stai ancora portando in braccio!-
Ci sono a volte motivazioni che vanno oltre le regole, e ci sono regole che in certe situazioni non valgono più.
Questo vale tanto per noi stessi che per gli altri, quanto più ci colpevolizziamo o giudichiamo gli altri per qualsiasi comportamento, meno siamo in grado di procedere nel nostro cammino.
Questo non significa permettere ogni mancanza senza discernimento.
Significa invece che da un errore possiamo trarre insegnamento solo se c'è comprensione per quell'errore, altrimenti saremo indotti a ripeterlo fino a quando non lo abbiamo capito davvero.
Significa anche che l'errore e la persona non sono la stessa cosa.
Posso in linea di massima non concepire un errore banalissimo dal mio punto di vista, ma posso essere comprensivo verso la persona che lo ha commesso.
Ecco che il pensiero del giovane monaco era immerso nella paura, nel giudizio, nella confusione, nel conflitto e nel senso di colpa verso se stesso.
Tutto questo legato al fatto che il contatto con la giovane donna aveva risvegliato in lui naturali processi ormonali, di cui si sentiva erroneamente colpevole, impedendosi di viverli con gioia, perché condizionato da insegnamenti appresi, ma affatto digeriti.
Il vecchio saggio con una leggerezza colma di compassione e velata di ironica comprensione induceva al perdono il giovane monaco.
Nel suo pensiero non vi era era ombra né di giudizio né di attaccamento.
Quando, come il vecchio saggio avremo imparato questo pensiero privo di giudizio, allora potremo comprendere cosa fare, e infine procedere liberi da pesanti fardelli.
Prima saremo capaci di comprensione e perdono, prima potremo staccarci dagli eventi e da quelle frequenze che ristagnano a quel livello attirando altre energie simili.
Infatti solo da un errore che riconosciamo come tale possiamo trarre insegnamento.
Questo ci conduce non solo al perdono, ma anche a ringraziare per quella esperienza che ci ha dato modo di capire una cosa in più ed avanzare di un piccolo passo nella scuola della vita.
A scuola si impara, quando si sbaglia ci si corregge mica ci si pente!
Da tempo ho compreso che il senso di colpa, e il pentimento, cristallizzano la personalità in una vita di penitenza, induriscono il cuore e soprattutto impediscono il reale cambiamento per una crescita interiore.
Anche se umanamente siamo lontani dalla perfezione, possiamo però lavorarci!
Si può dare avvio a questo processo ristabilendo un migliore equilibrio nel corpo.
Anche tu puoi farlo partendo da una buona respirazione. "Padroneggia il tuo respiro" è il mio mini corso che ti insegna come ottenerla e con la quale potrai passare dalla confusione alla calma emozionale e poi alla comprensione mentale.
Dalla comprensione all'accettazione e infine al perdono sarà il passaggio per una rinnovata e più gioiosa visione.
Dedicato alla tua rivitalizzazione.
Margherita
salve, sono aurora, un'amica di elisa e daniele.ho letto questo post e mi ha mosso dei pensieri su quanto anch'io vivo intere giornate a ridosso delle mie autocolpevolizzazioni avendo paura di "comprendere cosa fare" per paura di fallire.questo è inibente, fa stazionare allo stesso punto per tanto tempo e se non ci si accorge, per tutta la vita forse..ci si scava un buco attorno nel quale ci si pensa di proteggere ma alla fine impedisce di "capire cosa fare".il percorso è lungo e le scelte costano.ma sono vitali.è stato molto bello leggere il suo post e tornerò.grazie aurora
RispondiEliminaGrazie Aurora, trovo molto prezioso il tuo commento e sono contenta che le mie riflessioni possano servire da stimolo e magari anche di aiuto a qualcuno.
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salve sono aurora.ho letto sulla sua pagina di fb il post dove dice che il perdono passa attraverso la comprensione, non al pentimento.è un pensiero molto importante secondo me, se ci si pensa bene spesso il pentimento non porta al vero cambiamento,perchè non è sempre quello il veicolo per arrivare alla comprensione del proprio comportamento.pentirsi a volte è utilitaristico o sintomo di un'indulgenza posticcia verso di sè.non sempre pentirsi basta a riconoscere e cambiare.questa è stata la mia esperienza.un saluto e grazie aurora
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